LATTOSIO, CASEINA A1 E CASEINA A2: CAPIAMOCI QUALCOSA IN PIU’

Ciao, benvenuta nel mio blog, questi sono gli articoli che scrivo per te…. Spesso aggiornerò la pagina con consigli di allenamento, ricette fit, commenti e molto altro. Fammi sapere se sei interessata a qualche argomento particolare e lo condivideremo con tutte le ragazze.

Parliamoci chiaro: mettere in discussione il latte è come criticare la pizza. Sei praticamente un eretico. “Ma come? Il latte fa bene, ha il calcio, le proteine! Siamo cresciuti con il latte!“. Sì, ma quello materno.

Il latte di mucca che magari versi ogni mattina in una tazza gigante di cereali non ha nulla a che vedere con i benefici del latte che tua mamma ti ha fornito da appena nata. Anzi, se hai letto il mio precedente post (lo trovi qui), saprai già che il latte vaccino non è il tuo alleato per la salute, né per l’osteoporosi (anzi: la peggiora).

Ma..ma.. non tutto il latte è uguale e oggi vediamo insieme cosa cambia davvero e come navigare tra le scelte alimentari senza drammi:

Siamo abituati a sentir parlare di intolleranza al lattosio ovunque, ma se ti dicessi che, in realtà, non è nemmeno un’intolleranza?

L’intolleranza riguarda le proteine (glutine, caseina, ecc.), non gli zuccheri. Quella che chiamiamo “intolleranza al lattosio” è in realtà un deficit enzimatico: crescendo, il nostro corpo smette di produrre abbastanza beta-lattasi, l’enzima che serve a scindere il lattosio e digerirlo.

Risultato? Gonfiore, crampi, mal di pancia.

E qui arriva il problema: eliminare solo il lattosio dal latte (come fanno i prodotti “senza lattosio”) non risolve affatto il vero problema, perché il colpevole dei disturbi più comuni non è lo zucchero del latte (il lattosio) ma la sua proteina, quindi la caseina.

Piccola chicca linguistica: il nome corretto per lo zucchero del latte, biochimicamente parlando, è lattoso—senza la “i”. Questo perché la desinenza dei carboidrati segue sempre il suffisso “-oso” (al pari di glucosio, fruttosio, galattosio).

“Lattosio” è una forma più colloquiale e diffusa, ma tecnicamente il termine corretto è lattoso. Quindi, la prossima volta che sentirai parlare di “intolleranza al lattosio”, saprai che il nome preciso sarebbe “lattoso” e saprai anche che non è un’intolleranza ma un deficit enzimatico.

Se pensavi che tutte le caseine fossero uguali, preparati a ricrederti perché esistono due tipi principali di caseina:

  • Caseina A1 → Presente nel latte di mucca. Ha una struttura biochimica che, durante la digestione, rilascia beta-casomorfina 7, un composto che può scatenare infiammazioni intestinali, alterazioni neurologiche e reazioni autoimmuni.
  • Caseina A2 → Presente nel latte di capra, pecora, bufala e nel latte materno. La sua struttura è molto più simile al latte originario dei mammiferi, quindi è molto meno problematica per la digestione e il sistema immunitario.

La caseina A2 è stata parte della nostra evoluzione per migliaia di anni, mentre il consumo di latte di mucca con caseina A1 è arrivato mooooolto più tardi. Ecco perché il nostro corpo ancora oggi fatica a metabolizzarla.

Ripensa un momento ai sintomi che forse dai per scontati:

Infiammazioni croniche → spesso latenti, ma presenti. (Da donna a donna: anche la ritenzione è un’infiammazione.)

Disturbi gastrointestinali → gonfiore, colite, reflusso.

Alterazioni neurologiche → ansia, depressione, irritabilità, emicranie anche molto forti.

Predisposizione alle malattie autoimmuni → infiammazione prolungata = terreno fertile per disfunzioni immunitarie.

Problemi molto comuni tra i bambini → otiti, raffreddore cronico, tonsilliti.

Diabete → il consumo prolungato di caseina A1 è stato associato ad alterazioni metaboliche.

Osteoporosi → Se pensavi che il latte vaccino la prevenisse, mi spiace deluderti. L’eccesso di acidi costringe il corpo a prelevare minerali alcalini da ossa, denti, capelli, ecc. per bilanciare il pH. Traduzione: il latte può quindi, anzi, peggiorare la salute ossea.

Sai che non amo le imposizioni rigide, né i dogmi alimentari. Non si tratta di eliminare per sempre tutto, ma di fare scelte consapevoli.

Personalmente, ho detto addio al latte di mucca, ma qui in seguito ti dico il mio rituale del sabato post-spesa, perché quello resta! Un pezzetto di formaggio di capra o pecora, rigorosamente italiano e di qualità, che spartisco con mio moroso. Perché? Perché contiene caseina A2, e come abbiamo visto è digeribile e non problematica.

Se quindi anche tu vuoi scegliere con criterio senza eliminare tutto (e non sarebbe comunque un problema), ecco qualche consiglio:

Prediligi prodotti di capra, pecora o bufala → Contengono caseina A2.

Evita il latte pastorizzato → La pastorizzazione avendo alte temperature denatura le proteine, rendendole ancora più difficili da gestire.

Inutile ripeterlo, ma i prodotti senza lattosio non hanno alcun senso perchè tanto resta la caseina → o meglio, il senso ce l’hanno ma per le aziende che te lo vendono al doppio o triplo del prezzo

Attenzione ai prodotti trasformati → La caseina si nasconde anche in insaccati e cioccolato fondente…qui ragazza ci sarebbero così tante cose da dire sull’alimentazione, il marketing, ecc., che non basterebbe un corso.

 

In conclusione, non parliamo di veleni, né di cure miracolose. L’alimentazione non è privazione, è conoscenza.

Ora…puoi continuare con il tuo cappuccino di mucca ogni mattina—nessuno verrà a sequestrartelo.

Ma almeno ora sai cosa c’è dentro e puoi scegliere con testa, non con abitudine.